1. strumenti musicali: classificazione

1. strumenti musicali: classificazione

Messaggioda Amministratore » 23/03/2013, 4:09

INDICE
Premessa: i soggetti e le competenze per classificare gli strumenti musicali
Lo strumento musicale: tipi di classificazione e i soggetti
La classificazione: tipologia della scheda e classi di appartenenza

PREMESSA:
i soggetti e le competenze per classificare gli strumenti musicali


Quando si parla di classificazione di strumenti musicali si parla di una delle materie più articolate, creative e complesse della storia dell’uomo. La classificazione degli strumenti musicali è indispensabile perché chi li adopera creativamente ha necessità di conoscerli in tutte le possibilità espressive, ma già la definizione del semplice termine relativo diventa cosa complessa. Infatti alla domanda:

Che cosa è uno strumento musicale


avremmo una quantità indescrivibile di risposte. Tutte pertinenti perché i soggetti che vi concorrono possono essere musicisti che praticano lo strumento e che ne possiedono la tecnica, quindi la conoscenza delle particolarità in funzione dell’uso musicale, ma non meno pertinente è il parere di chi invece ha costruito lo strumento, o di chi lo strumento lo ha scoperto. E che dire di chi ci dà una definizione in relazione all’aspetto antropologico, cioè in relazione all’evoluzione di una delle molteplici società dell’uomo e della cultura autoctona o anche contaminata che è all’origine dell’individuazione dello strumento musicale come elemento espressivo, mutevole perché nel tempo o a contatto con nuove civiltà si contamina, evolve, si dimentica anche: pensiamo solo al crogiolo strumentale del Vicino Oriente o alla fucina di contaminazioni che abbiamo creato nell’America del sud. La materia è oggettivamente complessa e basta però muoversi sul mare magnum della rete, alla voce Strumenti musicali: Classificazione per accorgersi che oltre alle banalità, ingenuità di cui giustamente la rete è ricca c’è una generale tendenza alla semplificazione e purtroppo in materia di classificazione la semplificazione non può essere eccessiva, perché vige un principio fondamentale che complica tutto: quando un produttore di vibrazioni sonore percepibili dall’orecchio umano può essere utilizzato per fare musica allora quel produttore di suono deve essere collocato e collocabile, vale a dire che deve poter essere collocato nella sua classe di appartenenza oppure può andare a far parte di un’altra classe di appartenenza appositamente costruita, se la classificazione di riferimento lo permette.
Faccio l’esempio degli elettrofoni, o degli strumenti elettronici che nella classificazione più in uso (Sachs-Hornbostel) non erano inizialmente considerati perché inesistenti. La classificazione si rivelò nel quadro generale abbastanza duttile: si è infatti potuto aggiungere un grande famiglia: i produttori di suono provenienti da un segnale elettrico. Pensiamo però che a fronte di una chitarra elettrica oggi possiamo mettere anche un computer con collegamento Midi, un campionatore, o addirittura un elaboratore elettronico che mi ricostruisce un’orchestra. Già qui si intuisce la difficoltà di collocazione.
Ma un esempio forse più eclatante degli equivoci che possono insorgere con la classificazione approssimativa è la risposta a questa domanda: definisci uno strumento musicale a tastiera cromatica, con percussione tramite feltri battenti con azione meccanica/manuale.
La domanda è ricchissima di dati. Analizziamoli. Strumento musicale con una tastiera cromatica ci riconduce immediatamente al pianoforte o a tutti gli strumenti analoghi aventi tastiera cromatica, con percussione ci delimita già il campo e il pianoforte è certamente il più papabile, percussione tramite feltri e i martelletti del pianoforte hanno feltri che percuotono le corde e sono dei battenti che agiscono sulla corda tramite l’azione meccanica del tasto/martelletto/percussione e manuale del musicista che li azione con l’uso delle dita. Perfetto la risposta esatta è: PIANOFORTE. Invece io ho pensato alla xilomarimba. In tutto questo è mancato un termine fondamentale che avrebbe tolto ogni dubbio: è un cordofono o uno xilofono? La domanda meglio circostanziata sarebbe dunque dovuta essere: definisci uno strumento musicale a tastiera cromatica, con percussione tramite feltri battenti con azione meccanica/manuale di legno e con un’estensione dal ... al ... perché altrimenti lo confondiamo con lo xilofono, con la marimba e con tutte le varianti correlate.
Se noi avessimo invece fissato l’attenzione sul Cordofono, avremmo potuto individuare il pianoforte, ma anche un santur, un zimbalom ungherese ci avrebbe indotti a confusione e addirittura un creativo musicista latino-americano potrebbe mettere in sospensione una ventina di archi sonori (berimbao) intonati cromaticamente ed ecco il berimbao-cromatico che si aggiunge alla definizione iniziale che pareva inequivocabile. Non è una valutazione peregrina, perché per gli Anklung si è fatto lo stesso precedimento cromatico su intonazione occidentale e gli Anklung sono tradizionalmente produttori di suono idiofono a scuotimento, ma qualche artigiano ha deciso che si potesse fare quell’esperimento.
Tornando quindi alla definizione della miglior classificazione ci pare che il principio da rispettare sia che il produttore di vibrazioni sonore percepibili dall’orecchio umano che può essere utilizzato per fare musica deve essere collocato e collocabile in una classe di appartenenza.
Su questo principio basilare ci muoviamo nel mare magnum dei sistemi di classificazione e individuiamo i soggetti fondamentali della ricerca, cioè coloro che scoprono strumenti (archeologi che praticano l’archeologia musicale), chi lega lo strumento musicale e la sua evoluzione alle etnie autoctone, alle contaminazioni ed evoluzioni culturali, alla crescita del pensiero dell’uomo in determinati ambiti ambientali (sono gli etnomusicologi, gli antropologi e anche una parte di organologi e di artigiani). Questi ultimi (organologi e artigiani come i liutai, i costruttori dei molteplici tipi di strumenti) sono i ricercatori e gli sperimentatori che ieri hanno individuati i fondamenti fisici del produttore del suono e spesso sono riusciti a costruirlo e che ancora oggi vanno alla ricerca di quei vuoti culturali che ogni tanto appaiono tra gli strumenti esistenti, per intenderci sono quegli artigiani che nel violino sanno intravvedere ancora un’evoluzione migliorativa che spesso si caratterizza non nel miglioramento, ma nella diversità, però se pertinente e dimostrata, degna quindi di classificazione tra gli strumenti musicali.
Nell’analisi delle loro riflessioni sta la risposta al nostro principio. Nostro scopo non è quindi di dare vita a una nuova classificazione degli strumenti musicali: quelle esistenti ci paiono funzionali, predilegiamo personalmente quella di Schaéffner più che quella di Sachs-Hornbostel, ma entrambe saranno utili per individuare le caratteristiche degli strumenti musicali e per arrivare a una definizione sintetica dei medesimi. Non vogliamo neppure fare un’enciclopedia, ma se tutti ci atterremo al principio di base, in breve potremo disporre di un elenco circostanziato di strumenti musicali, dei quali avremo un abstract che ci permette una rapida identificazione delle caratteristiche e una serie di link che ci faranno approfondire la conoscenza e il suono/timbro dei medesimi.

LO STRUMENTO MUSICALE:
tipi di classificazione e i soggetti


Ripercorrendo i materiali della bibliografia specifica riguardante gli strumenti musicali e la loro classificazione si individuano vari ambiti di studio praticati dai diversi soggetti della ricerca (etnomusicologi, etnologi, antropologi, archeologi, artigiani, musicisti). Sono in particolare:

Classificazione degli strumenti musicali
Archetipi
Storia degli strumenti musicali
Etnie culturali musicali
Organologia
I soggetti: gli archeologi musicali
I soggetti: gli etnomusicolgi
I soggetti: Artigiani, costruttori e ricercatori di produttori di suono per la musica


Ognuno di questi ambiti affronta problemi specifici che hanno attinenza col tema primario: la classificazione dello strumentario. La cultura borghese della fine ottocento, fortemente legata alla caratterizzazione degli stati dell’area eurocentrica richiedono specifiche regionali, approfondimenti della storia e della cultura delle radici. In ambito strumentale ben presto ci si accorge della varietà dei produttori di suono per fare musica e anche delle particolarità evolutive e nazionali degli strumenti che a loro volta caratterizzano scelte non solo regionali, ma anche espressive e quindi inquadrabili in un ambito estetico con caratteri ben delineati. Mohillon propone allora (fine ottocento) una prima modalità di classificazione. Ha in sé nulla di particolare, ma sistematizza l’approccio e la conoscenza degli strumenti destinati alla musica. Negli anni a seguire la ricerca si approfondisce, ma saranno Hornbostel e Sachs a definire un ambito di riferimento importante e che sarà oggetto di progressive evoluzioni, ancor oggi in uso. Schaéffner, Sakuray, Ramey, Hood e altri perfezioneranno in particolare nel secondo dopoguerra, i metodi di classificazione dello strumentario che nel frattempo era uscito dagli ambiti propriamente eurocentrici e coglieva documenti importanti da tutto il mondo, limitando l’eurocentrismo che si rivelò importante per l’uso della strumentazione, meno importante per la scoperta dei produttori di suono: la cultura europea attinse infatti molti stimoli dall’area islamica e si caratterizzò assai più per l’impiego che fece di quello strumentario giungendo alle alte vette del melodramma e del sinfonismo.
Classificare gli strumenti musicali pose subito il problema dell’approccio allo strumento; alla domanda: Quali parametri fondamentali si devono seguire per una corretta collocazione dello strumento? si rispose con la semplicità iniziale di Mohillon, Hornbostel e Sachs che giustamente tentarono una strada semplice e intuitiva. Ci si accorse però assai presto che la semplicità non era prerogativa degli strumenti musicali che si rivelarono tutt’altro che semplici, spesso capaci di contaminazioni ed evoluzioni legate talvolta a fattori artistico-espressivi, ma molto spesso a problemi animistici, evocativi, di contemplazione, religiosi, antropologici, geografici, etnici. In poche parole gli strumenti musicali sono certamente un buon polso per capire la storia dell’uomo e l’evoluzione dei saperi perché ne sono parte integrante e non certamente secondaria.
Se ne accorgono gli archeologi musicali che si trovano di fronte a strumenti musicali che richiedono sia per l’uso che per le fasi costruttive risoluzioni di problemi di tecnologia, quindi di manualità, talvolta di fisica a volte anche più complessi del ragionamento che è servito per costruire la prima ruota o l’aratro. Alcuni strumenti si rifanno a quei periodi e hanno già forte complessità costitutiva, il che denotava nell’uomo una capacità intellettuale e di conoscenze che a volte contraddice gli studi dello stesso periodo e che in taluni altri conferma una capacità caratterizzante culture e periodi dell’evoluzione dell’uomo. Purtroppo il luogo degli archetipi, di grande importanza e che sta acquisendo la dimensione che gli compete è difficile da praticare perché i reperti giunti ai nostri giorni sono rari, ciò dovuto alla grande deperibilità dei materiali di costruzione degli strumenti.

Le origini però sono gli elementi più importanti perché quasi tutti i fondamenti degli strumenti odierni hanno avuto degli antelucani. L’uomo moderno ha fatto evolvere lo strumento, ma ha inventato poco: la nostra cultura musicale proviene direttamente nei fondamentali, dall’antichità. L’approfondimento storico è quindi importantissimo per sapere gli elementi costitutivi del produttore di suono. Il salto evolutivo deve attendere almeno il secondo dopoguerra quando si costruiscono i primi strumenti elettronici e si evolve la ricerca agli oggetti sonori, estendendo i produttori di suono musicali a tutti gli oggetti sonori intesi come potenziali elementi dell’espressione musicale.
In breve gli etnomusicologi, gli archeologi, gli antropologi, gli etnologi si accorgono che l’ambito dello strumento musicale è il mezzo più rapido per raggiungere sfumature ancora poco conosciute dell’espressività dei popoli e per le contaminazioni culturali e antropiche. Parlare quindi di classificazione degli strumenti musicali non può sottendere questi elementi caratterizzanti lo strumento e il suo uso. Oltre al reperto è necessario raggiungere documenti, ma in musica l’antichità ci lascia niente, perché la musica è trasmessa verbalmente non con documento scritto, ma alcuni documenti giungono fino a noi e ci permettono di ricostruire frammenti degli articolati percorsi.
Un altro aspetto importante è naturalmente quello organologico. L’aspetto organologico studia le caratteristiche fondanti il produttore di suono e mette in relazione l’aspetto morfologico cioè lo studio della forma dello strumento rispetto al risultato sonoro e naturalmente studia tutte le sfumature evolutive dello strumentario e le contaminazioni organologiche dovute ad esperimenti che artigiani, inventori e costruttori, oltre ai musicisti hanno sperimentato e portato a sintesi.

Classificare strumenti musicali passa inevitabilmente attraverso a questa complessità e chi alla fine dell’ottocento ha predisposto un primo schema ha subito potuto constatare la difficoltà oggettiva della materia. Un secolo di ricerca etnomusicologica - che in ogni caso è l’ambito in cui si operano le sintesi rispetto alla musica - permette oggi di avere documenti e proposte spesso pragmatiche che danno un’idea discreta dello sviluppo dello strumentario, ma la materia non è ancora ben definita e chi si trova a collocare un libro sa che deve conoscere i saperi dell’uomo; lo strumento musicale fa riferimento a molteplici elementi, come abbiamo visto, e se l’oggetto è produrre suoni per la musica, allora la materia è ancora tutta da studiare perché chi si è dedicato alla classificazione degli strumenti musicali, ancora oggi non è giunto alla sintesi.
Pertanto il nostro approccio rimarrà ancora enciclopedico. Cercheremo di dare informazione dei produttori di suoni, principalmente in funzione del loro uso per il nostro portale. Non escludiamo un’espansione progressiva dello spazio alla classificazione strumentale, ma con una prospettiva precisa e l’approccio sarà il più possibile legato alle ultime ricerche per quanto esse siano già oggetto di sintesi condivise internazionalmente. Al momento credo di poter dire che Schaéffner può essere un punto di riferimento e che l’indagine di Sakuray ci permette di cogliere un veicolo in movimento.

LA CLASSIFICAZIONE:
tipologia della scheda e classi di appartenenza


Lo studioso che ricerca le caratteristiche di uno strumento nel nostro portale OCTANDRE PROJECT deve trovare importanti riferimenti alle documentazioni ed avere un primo immediato orientamento relativo allo strumento. Non ci discosteremo di molto dalle divisioni classificatorie di Schaéffner e daremo queste indicazioni fondamentali in ordine alfabetico:
anklung, area maleo-thailandese
Tipologia della scheda:
. nome originale dello strumento (nome diffuso internazionalmente)
. luogo di origine e/o diffusione
. famiglia di appartenenza (classificazione Schaéffner)
. principali modalità di realizzazione del suono
. documenti (rinvio tramite link alla descrizione dello strumento con indicazione della
provenienza del documento)

Esempio:
. Anklung (Anklung diatonico),
. Asia/area maleo-thailandese,
. Canna di bambù definita strumento di legno cavo a corpo solido vibrante non suscettibile di
tensione
. scuotimento
. link da: wikipedia, centro studi Octandre, youtube

1. STRUMENTI A CORPO SOLIDO VIBRANTE
1.1 non suscettibile di tensione
. legno pieno (bastone, lama, piastra)
. legno cavo (canna, guscio, tronco)
. metallo pieno (bacchetta o anello, lama, piastra)
. metallo svasato o a tubo (tubo, guscio o vaso)
. pietra (blocco, piastra)
. osso (bastone, tubo, scatola)
. conchiglia (grappolo, bordi percossi, raschiamento)
. corno, guscio animale (grappolo di zoccoli, carapace)
1.2 con corpo solido flessibile
. legno pieno (asta o lamella, lama, piastra)
. metallo pieno (asta o lamelle, lama, piastra)
. osso pieno (asta o lamelle, lama, piastra)
. legno cavo (tubo, guscio)
. metallo cavo (tubo, guscio)
. osso cavo (tubo, guscio)
1.3 suscettibile di tensione
. corda (asta, corteccia, riportata)
. membrana (non tesa, tesa, indurita/incollata)
1.4 strumenti ad azione meccanica (carillon)

2. STRUMENTI A VIBRAZIONE D’ARIA
2.1 aria d’ambiente
. tramite scia (rombo, urlo del diavolo)
. corrente d’aria irregolare (sirena, armonium)
2.2 cavità libera (tamburo di terra, vaso tamburo, battito coscia)
2.3 strumenti detti a fiato
. canna semplice (flauto, fischietto)
. canna ad ance naturali (corno, conchiglia)
. canna ad ancia e ancia battente (semplice, doppia)

3. STRUMENTI ELETTRONICI
3.1 analogici (organo hammond, chitarra elettrica)
3.2 digitali (organo midi, segnali campionati, batteria da studio elettronica)

4. STRUMENTI A CORPO LIQUIDO VIBRANTE
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tipologie strumentali: definizioni ed esempi

Messaggioda Amministratore » 25/03/2013, 20:22

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